COMUNITA' MONTANA ALTO ASTICO E POSINA con sede in ARSIERO - VICENZA -

PROGETTO PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DEI LAGHETTI DI LAGHI E ARSIERO (VI)

ELENCO DELLE TAVOLE REALIZZATE

Analisi delle trasformazioni:
1) Le acque: catasto napoleonico - Laghi;
2) Le acque: catasto napoleonico - Castana;
3) Le acque: catasto austriaco - Laghi;
4) Le acque: catasto austriaco - Castana;
5) Le acque: catasto attuale;
6) Le acque: variazioni del regime idrico;
7) Le colture: catasto austriaco;
8) Le colture: catasto attuale;
9) I fabbricati: catasto napoleonico;
10) I fabbricati: catasto austriaco;
11) I fabbricati: catasto attuale;
12) I fabbricati: variazioni dell'assetto urbanistico.

La situazione attuale:
13) Assetto geologico;
14) Uso del terreno;
15) Le previsioni dei piani regolatori generali;
16) Gli interventi attuati nel passato;
17/a) La vegetazione e le attrezzature;
17/b) La vegetazione e le attrezzature;
17/c) La vegetazione e le attrezzature;
17/d) La vegetazione e le attrezzature;
18) Assonometria monometrica.

Il progetto :
19/a) La vegetazione e le attrezzature;
19/b) La vegetazione e le attrezzature;
19/c) La vegetazione e le attrezzature;
19/d) La vegetazione e le attrezzature;
20) Assonometria monometrica;
21) Quadro generale degli interventi previsti
22/a) Elaborazioni prospettiche computerizzate;
22/b) Elaborazioni prospettiche computerizzate;
22/c) Elaborazioni prospettiche computerizzate;
22/d) Elaborazioni prospettiche computerizzate;
22/e) Elaborazioni prospettiche computerizzate:
23/a) Sezione modello tridimensionale;
23/b) Sezione modello tridimensionale
23/c) Sezione modello tridimensionale

Le tavole si possono consultare c/o gli uffici della Comunità Montana, Arsiero via Europa, tel 0445 740 529.

 

RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA

INTRODUZIONE


L'economia locale è stata sempre basata su un'agricoltura povera, sulla vendita di legname da ardere e su un piccolo artigianato. La carenza di buone vie di penetrazione ha sempre impedito la nascita e lo sviluppo di attività artigianali di un certo respiro. Se da un lato ciò ha causato l'esodo della popolazione, dall'altro ha favorito la conservazione di un ambiente sorprendente per scorci paesaggistici, per ricchezza di verde e tranquillità. Inoltre la valle è caratterizzata da un buon clima e da un buon soleggiamento.
Con l'evoluzione culturale in atto nella società, la vallata ha certamente tutte le credenziali per diventare la meta di un turismo qualificato e rispettoso dei beni ambientali.
Il paese di Laghi è collegato con una strada provinciale di discreta percorribilità (andrebbe comunque migliorata in alcuni punti) direttamente ad Arsiero da cui dista 8 km. E' raggiungibile in mezz'ora da Schio e Thiene e in un'ora da Vicenza e da Bassano: il casello dell'autostrada Valdastico dista 20 km.
Queste limitate percorrenze rendono la zona adatta anche per il turismo domenicale, vista l'ampia area cui può far riferimento.


IL PIANO DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE

Recupero

Le finalità di un piano di recupero ambientale non sono così agevoli da precisare come potrebbe sembrare a prima vista: non si tratta infatti di un semplice recupero naturalistico, di una mera operazione di ripristino di un ipotetico "stato di natura", ma di un'operazione ben più complessa, che coinvolge non solo gli aspetti naturali ma anche quelli culturali e il rapporto dell'uomo con l'ambiente.
L'ambiente "naturale" così come noi lo conosciamo e viviamo è infatti il risultato di una fortissima azione antropizzatrice: gli insediamenti umani, le strade e i sentieri, la ceduazione, il disboscamento e la creazione di pascoli, l'introduzione di nuove specie arboree, i terrazzamenti dei prati, l'imbrigliamento dei torrenti e la costruzione di ponti hanno profondamente modificato anche l'ambiente montano.
Questi interventi hanno dato luogo ad una serie di paesaggi ben caratterizzati (tav. 14) che possiamo, nel nostro caso, così classificare:
- boschi: pecceto, faggeto, castagneto, ostrieto;
- pascolo con frutteto;
- ambienti umidi;
- insediamenti umani (case ed orti).
Si tratta di interventi e di paesaggi che esprimono un rapporto tra l'uomo e l'ambiente ben definito e stabilizzato da secoli (tavv. 7/12, relative alle colture e ai fabbricati), caratterizzati da un raggiunto equilibrio tra l'uomo e le risorse naturali. Gli interventi recenti di imbrigliamento e di regimazione delle acque hanno invece dato esiti, dal punto di vista ambientale, non del tutto soddisfacenti (tavv. 1/6 , tav. 16).
Nell'ambito botanico si definisce vegetazione climax il tipo di vegetazione rappresentante la fase definitiva, stabile, in relazione al clima regionale, la cui possibile evoluzione sarebbe solo in senso regressivo: allo stesso modo potremmo allora definire paesaggio climax l'insieme degli elementi che caratterizzano ciascuno dei paesaggi precedentemente classificati.
Primo obiettivo del presente lavoro è stato perciò quello di definire le caratteristiche di ognuno di questi paesaggi, in modo da:
- ricavarne i processi formativi;
- individuare le situazioni di degrado o di errato intervento sull'ambiente (tav. 16);
- definire le norme per la manutenzione, l'intervento e il ripristino.

Valorizzazione

La contemporanea esigenza di valorizzare turisticamente la zona, per contrastarne il declino economico, pone il problema della costruzione di nuove attività, infrastrutture e manufatti. Per un corretto ed armonico inserimento nell'ambiente si è ritenuto di procedere secondo due direttive:
a - localizzazione degli interventi in aree "deboli", degradate o prive di una caratterizzazione specifica: in questo modo l'intervento costruttivo realizza contemporaneamente il recupero ambientale, senza toccare le aree circostanti;
b - estensione a questi interventi, per quanto possibile, della filosofia costruttiva tradizionale, basata sul ricorso a tipologie rigorose, tecniche costruttive semplici e sull'uso di materiali locali come la pietra e il legno: si evita così il doppio pericolo da un lato di realizzare manufatti estranei all'ambiente circostante, dall'altra di cadere nel pittoresco o di adottare tipologie solo apparentemente congrue (come quelle dei parchi urbani) ma che in realtà snaturerebbero l'ambiente.


ANALISI DELLE TRASFORMAZIONI

Le acque (tavv. 1/6)

Il regime idrico, fatte salve le inevitabili discrepanze grafiche, risulta molto variato nel tempo, in ragione anche del regime torrentizio dei corsi d'acqua. L'esigenza di imbrigliare i torrenti al fine di evitare dissesti idrogeologici e il desiderio di stabilizzare il regime idrico dei laghetti nel corso dell'anno hanno portato ad una serie di interventi che hanno modificato profondamente l'assetto ambientale della zona (tav. 16).

Le colture (tavv. 7/8)

Il confronto fra il catasto attuale e quello austriaco evidenzia modeste variazioni sostanziali: risulta solo in alcune zone un certo recupero di terreno agricolo a scapito delle zone boscate. Tenuto conto che la situazione rappresentata nel catasto attuale è riferibile agli anni '60 e che successivamente si è assistito ad un lento abbandono delle aree coltivate si può concludere che la situazione attuale è sostanzialmente uguale a quella del secolo scorso. Unica variazione degna di nota: il recupero a pascolo della confluenza fra i due torrenti, in seguito al loro imbrigliamento.

I fabbricati (tavv.10/12)

Le tavole evidenziano un incremento edilizio limitato: la zona dal punto di vista urbanistico è rimasta praticamente inalterata.


LA SITUAZIONE ATTUALE

Assetto geologico (vedi tav. 13)


Uso del terreno (tav.14)


Boschi (schede 17-20.1/18)
Consideriamo qui solo l'ostrieto, tipico della zona.
Nelle aree calcaree che vanno dai prati del fondovalle fino alle quote di 660-700 m compare un bosco misto definito "ostrieto" (od "orno-ostrieto") per la presenza prevalente del carpino nero (Ostrya carpinifolia) e dell'orniello (Fraxinus ornus). Altre essenze tipiche sono: carpino bianco (Carpinus betulus), nocciolo (Corylus avellana), corniolo (Cornus mas), acero campestre (Acer campestre), farinaccio (Sorbus aria), tiglio selvatico (Tilia cordata), sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) specie nei pressi delle contrade, viburno (Viburnum lantana), e altre specie arbustive: pruno selvatico (Prunus spinosa), rosa canina, edera (Hedera helix), la vitalba (il veneto "visone") (Clematis vitalba). Nei versanti più aridi troviamo il ginepro (Juniperus communis), il pero corvino (Amelanchier ovalis), il biancospino (Crataegus monogyna e Crataegus oxicantha), il ligustro (Ligustrum vulgare). Radi pecci (Picea excelsa) sono scesi dalle quote superiori.
E' un bosco di origine antropica, almeno in buona parte: sembra infatti derivare dalla modificazione di un originario querceto; la maggiore capacità rigenerativa del carpino nero e dell'orniello, la loro maggior resistenza alla ceduazione (la normale forma di governo di questo bosco), le loro spiccate capacità pioniere avrebbero portato all'eliminazione quasi totale delle querce e delle altre essenze. Sempre le capacità pioniere del carpino nero e dell'orniello permettono il naturale e spontaneo imboschimento dei prati aridi e abbandonati.
Essendo scarso o assente il peccio, questo tipo di bosco fornì raramente legname da costruzione o da opera, ma soprattutto legna da ardere e da carbone.


Pascolo con frutteto (schede 17-20.1/18)
Attorno alle contrade e nei fondovalle i boschi lasciano frequentemente il posto ai pascoli. I seminativi, poco redditizi, sono quasi scomparsi: la forma di coltura più diffusa è perciò rappresentata dal prato stabile, sfalciato e concimato. E' una cenosi mantenuta esclusivamente dalle pratiche colturali dell'uomo: l'abbandono ne comporta infatti la sostituzione da parte del bosco. Le erbe che la caratterizzano sono: l'avena altissima (Arrhenatherum elatius), l'erba mazzolina (Dactylis glomerata), il ranuncolo (Ranunculus acris), la margherita (Leuchanthemum vulgare), il ginestrino (Lotus corniculatus).
I pascoli raggiungono anche i pendii più ripidi, mediante il terrazzamento con muretti a secco, elemento caratteristico della vallata. Isolati alberi da frutto punteggiano i pascoli.


Ambienti umidi (schede 17-20.1/18)
La pozza d'alpeggio, quando è indisturbata, presenta una zonazione tipica. Procedendo dall'esterno all'interno abbiamo:
a - specie igrofile, in grado però di sopportare periodi di siccità, come il migliarino (Deschampsia caespitosa), alcuni carici (genere Carix), il giunco tenace (Juncus inflexus);
b - specie elofite, legate cioè ad un tenore idrico del suolo costante ed elevato: mestolaccia (Alisma plantago-aquatica), coltellaccio (Sparganium erectum), tifa (Typha latifolia), cannuccia (Phragmites australis), gramigna acquatica (Glyceria plicata);
c - specie idrofite, cioè piante che vivono immerse o galleggianti sull'acqua: erba tinca (Potamogeton natans), callitriche (Callitriche stagnalis detta anche C. palustris), lenticchia d'acqua (Lemna minor).
Si tratta di una zonazione poco più che ipotetica, dato il disturbo causato dal bestiame col calpestio, il pascolamento, le deiezioni, e dalle operazioni di pulizia praticate periodicamente allo scopo di evitare l'interramento naturale.
Nel nostro caso l'intervento di impermeabilizzazione ha fortemente perturbato il biotopo esistente.


Insediamenti umani
La casa della montagna vicentina è posta a cavallo, come tipologia, fra le costruzioni di pietra della Lessinia e quelle prevalentemente lignee del Cadore. Per la presenza di calcari a sfaldatura naturale e di graniti ottenibili in blocchi compatti e anche a lastami, scarso è l'uso del legno: la cortina muraria è completata anche a sud da una chiusura realizzata in pietra, contrariamente all'uso di altre zone del Veneto, che tamponano la facciata meridionale con materiale reticolare ligneo. Soltanto i fienili con sottostante stalla, spesso accostati e non sovrapposti o sottostanti l'abitazione, sono aperti verso sud e completati da chiusure in legno (popolazione cimbra).
La prevalenza della pietra sul legno può forse essere attribuita a ragioni storiche, forse ad una maggior disponibilità del primo materiale rispetto al secondo (ricordiamo che gli ostrieti fornivano poco legname da costruzione).
Le abitazioni tendono ad unirsi in aggregati lineari disposti lungo le curve di livello.


Le previsioni del Piano Regolatore Generale
(vedi tav. 15)

Gli interventi attuati nel passato (tav. 16)


Ponte sul torrente Zara (a monte)
Si tratta di una struttura in cemento armato con parapetto metallico in contrasto con l'ambiente circostante. Il parapetto risulta visibilmente deformato da numerosi urti di automezzi; l'uso del ferro crea la necessità di una continua manutenzione.


Sistemazione della confluenza dei torrenti Zara e Scarabozza
La confluenza dei due torrenti è sempre stata un punto critico dando luogo a numerosi straripamenti e variazioni degli invasi (tavv. 1/6). Si sono perciò rese necessarie consistenti opere di regimazione delle acque; tali opere, pur essendo idonee dal punto di vista idraulico, non risultano adeguate sotto il profilo ambientale. L'intervento, concentrandosi solo sulle acque, ha trascurato il recupero dei terreni, lasciando incolta e inutilizzabile un'ampia area tra i due torrenti. L'impatto visivo della briglia con rastrello in ferro posta a valle risulta inoltre eccessivo.


Ponte sul torrente Zara (intermedio)
Il ponte risulta inadeguato alle esigenze del traffico e imbruttito dai parapetti in calcestruzzo.

Intubamento ed immissione nel lago del torrente Zara
Allo scopo di convogliare senza perdite le acque fino ai laghetti, il corso del torrente è stato intubato a monte e la foce è stata cementificata. Mentre i tubi di cemento sono abbastanza ben mascherati, risulta invece inaccettabile esteticamente la soluzione realizzata per l'immissione del torrente nel lago maggiore.

Strada di collegamento con Ca' Zanzana
Il sistema di percorsi recentemente realizzato permette di collegare agevolmente l'abitato con l'area di ristoro prevista sul lato nord del lago maggiore (vedi tavv. 17/a/b). L'intervento è stato studiato ponendo particolare attenzione all'inserimento ambientale.

Impermeabilizzazione del fondo dei laghi con bentonite
Allo scopo di stabilizzare il regime idrico dei laghetti, evitandone il prosciugamento nei periodi di secca, gli invasi sono stati impermeabilizzati con fanghi bentonitici. Tuttavia il livello delle acque varia ancora di alcuni metri dando luogo ad una fascia melmosa, scivolosa e priva di vegetazione lungo le rive.

Sistemazione di un sentiero attorno al lago minore
Un percorso attorno al laghetto minore è già stato realizzato; le rive presentano invece lo stesso problema del lago maggiore.

Muro di contenimento della strada provinciale
L'allargamento della strada provinciale ha comportato la realizzazione di un poderoso muro di contenimento, prospiciente il laghetto minore, dal forte impatto visivo.

Sistemazione dell'emissario
L'emissario è stato completamente cementificato acquistando un aspetto totalmente artificiale.

Ponte sul torrente Zara (a valle)
Si tratta di una struttura in cemento armato con parapetto metallico richiedente una continua manutenzione.

La vegetazione e le attrezzature ( tavv. 17/a/b/c/d-18)

Si rileva:
a - la presenza di essenze arboree in contrasto con l'ambiente (in quanto non caratteristiche dei paesaggi precedentemente individuati);
b - la carenza di strutture turistico ricettive.


IL PROGETTO


La vegetazione e le attrezzature ( tavv. 19/a/b/c/d-20 e schede 17-20.1-18)


Quadro generale degli interventi previsti (tav. 21)


Ponte sul torrente Zara (a monte)
Si propone la ricostruzione del ponte secondo una tipologia ad arco utilizzando la pietra locale. Il nuovo ponte dovrà essere dimensionato tenendo conto dell'impianto sportivo adiacente in corso di realizzazione e del previsto campeggio.

Sistemazione della confluenza dei torrenti Zara e Scarabozza
Le potenzialità turistiche della zona, consigliando la realizzazione di un piccolo campeggio, permettono di recuperare quest'area abbandonata. Il sito risulta infatti ideale per i seguenti motivi:
a - è adiacente alla strada provinciale;
b - ha un limitato impatto visivo data la posizione relativamente ribassata;
c - non interferisce paesaggisticamente con i laghetti;
d - rappresenta un'opportunità per il recupero di un'area degradata e improduttiva.

Ponte sul torrente Zara (intermedio)
Si propone l'allargamento del ponte con struttura e parapetti in pietra locale.


Intubamento ed immissione nel lago del torrente Zara
La necessità di realizzare un ponticello pedonale per completare il percorso attorno ai laghetti rappresenta l'occasione per ripensare la sistemazione dell'area circostante. Il ponte sarà costituito da un arco in pietra; dei massi posti sul letto della foce ne maschereranno il fondo in cemento (che andrà ribassato).


Strada di collegamento con Ca' Zanzana
Le preesistenze e i collegamenti agevoli hanno consigliato di concentrare su questa sponda gran parte delle attrezzature salvaguardando l'integrità naturalistica delle altre aree. Accanto all'edifico esistente di cui è prevista la trasformazione in locanda, si prevedono pertanto la realizzazione di un'area per pic-nic, di un pontile in legno e di un piccolo bar su palafitte; sulla riva adiacente, al di là della foce, si realizzerà un percorso fitness.

 

Impermeabilizzazione del fondo del lago con bentonite
Si prevede di mettere a dimora un canneto tra il lago e il percorso da creare attorno alle sue rive, rendendo il paesaggio più naturale e impedendo agli escursionisti di raggiungere la fascia d i fango pericolosa; alcuni pontili permetteranno invece un contatto diretto con le acque.

Sistemazione di un sentiero attorno al lago minore
Si prevede anche in questo caso la messa a dimora di un canneto.

Muro di contenimento della strada provinciale
Si prevede la mascheratura del muro con una cortina di alberi.

Sistemazione dell'emissario
Si propone di rivestire i muri di contenimento con pietra locale e vegetazione, e di nascondere il fondo con dei massi.

Ponte sul torrente Zara (a valle)
Date le dimensioni ragguardevoli, non è proponibile la ricostruzione del ponte secondo tipologie tradizionali. Si prevede quindi la sostituzione del solo parapetto realizzandone uno in legno.

 

Architetto Nicola Busin

 

 

 

 


ESSENZE ARBOREE: SCHEDE ILLUSTRATIVE

17/20.1 ABETE ROSSO
Picea excelsa (Picea abies)

famiglia: Pinacee
altezza: supera i 50 m
forma: piramidale
corteccia: sottile e squamosa, distaccantesi in placche regolari; colore brunastro con sfumature rosseggianti
foglie: sempreverdi; aghiformi, lucide, con apici appuntiti e un po' pungenti; solitarie sui rami
coni: maschili: spesso raggruppati per 2-6, color rosso o verde che muta in giallo a maturità; femminili eretti, isolati, rosseggianti, posti sulla parte apicale dei rami
pigne: pendule
fioritura: aprile-maggio
longevità: fino a 400-500 anni
habitat: è il principale componente della foresta subalpina di aghifoglie (1000-2000 m)


17/20.2 ACERO (A. CAMPESTRE, OPPIO)
Acer campestre

famiglia: Aceracee
altezza: fino a 15-20 m
forma: tondeggiante, con chioma leggera; spesso arbustivo
corteccia: bruno giallastra, con sfumature rosse, divisa in placche verticali
foglie: lungamente picciolate, con lamina palmata e margine lobato (3-5 lobi)
infiorescenze: corimbi eretti di piccoli fiori verde giallastri
frutti: samare ad ali opposte
fioritura: aprile-maggio
habitat: boschi mesofili di latifoglie (0-1600 m); ampiamente diffuso dall'uomo


17/20.3 CANNUCCIA DI PALUDE
Phragmites australis

famiglia: Graminacee
altezza: 1,5-3
forma: pianta alta, con fusti robusti e non ramificati
foglie: larghe e coriacee, lisce, di color grigio-verde,le cui guaine circondano il fusto e si sovrappongono
infiorescenze: grandi infiorescenze erette che possono diventare pendule quando i frutti maturano; ogni fiore ha una fitta frangia di peli bianchi e setosi
habitat: margini dei fiumi, laghi e acque salmastre

17/20.4 CARPINO (C. BIANCO)
Carpinus betulus

famiglia: Corilacee
altezza: fino a 20 m
forma: piramidale-tondeggiante, con chioma densa
corteccia: liscia, grigio cenere, screpolata longitudinalmente
foglie: caduche; semplici, alterne, verde cupo superiormente e più chiare inferiormente; apice acuto, base rotonda o cuoriforme
infiorescenze: amenti penduli a sessi separati
fioritura: aprile-maggio
habitat: boschi cedui e fustaie (querco-carpineti); 0-1000 m


17/20.5 CARPINO NERO (CARPINELLO)
Ostrya carpinifolia

famiglia: Corilacee
altezza: fino a 15 m
forma: slanciata e leggera
corteccia: marrone-grigio, a lungo liscia; negli esemplari maggiori è percorsa da screpolature fitte e poco profonde
foglie: caduche; ovato-acuminate; margine seghettato
infiorescenze: in amenti; le maschili strette e lunghe; le femminili si evolvono in una infruttescenza vistosa di colore bianco-sericeo
fioritura: aprile-maggio
habitat: rilievi, dalle colline fino a 1000-1400 m, in cespuglieti e cedui


17/20.6 CILIEGIO
Prunus avium

famiglia: Rosacee
altezza: fino a 20 m
forma: approssimativamente piramidale; rami con andamento ascendentecorteccia: rosso-brunastra o rosso grigiastra; con l'età tende ad assumere un caratteristico aspetto anulato
foglie: caduche; alterne, a lembo oblanceolato od obovato
infiorescenze: in corimbi ombrelliformi di pochi fiori a petali bianchi obovati
fioritura: aprile maggio
frutto: drupa globosa di colore variabile tra il rosso e il nero porporino (la ciliegia), edule
habitat: foreste di latifoglie fino a circa 1500 m


17/20.7 CORNIOLO
Cornus mas

famiglia: Cornacee
altezza: fino a 8 m
forma: piccolo albero o arbusto
corteccia: grigiastra
foglie: caduche; opposte, da ovali ad ellittiche, con 3-5 paia di nervature vistose e margini non dentati

infiorescenze: di 1 cm di diametro, con 10-25 fiori, brevemente peduncolate e con 4 brattee giallastre alla base
fioritura: febbraio-marzo
frutto: ovoidale, lungo 1,5 cm, pendulo, carnoso, che diventa di color rosso vivo a maturità, edule
habitat: rive, boscaglie, margini dei boschi, generalmente su terreni calcarei

17/20.8 LARICE (L. EUROPEO, L. COMUNE)
Larix decidua

famiglia: Pinacee
altezza: fino a 40 (50) m
forma: piramidale
corteccia: grigio-bruno, screpolantesi con l'età in grosse placche
foglie: caduche; aghiformi, verde chiaro, appuntite ma non pungenti; a ciuffi di 30-40; giallo dorate in autunno
coni: maschili: giallo dorati; femminili rosso carminio, spesso accompagnati dalle pignette dell'anno precedente
pigne: erette, ovoidi
fioritura: aprile-maggio
longevità: isolato può diventare secolare
habitat: soprattutto in clima continentale, fino al limite degli alberi (0-2400 m)


17/20.9 MELO
Malus domestica (Malus communis)


famiglia: Rosacee
altezza: fino a 15 m
forma: alberello
corteccia: grigia e screpolata lungo il tronco
foglie: caduche; larghe, dentate, leggermente lanose sulla pagina superiore,densamente lanose sotto
infiorescenze: corimbi vistosi
frutti: pomi (eduli), da verdi a rossi e gialli, dolci o aspri, eduli
fioritura: aprile-maggio
habitat: la varietà "sylvestris"è tipica componente della foresta planiziale padana nei suoi aspetti meno umidi. Le varietà coltivate sono oltre 1000, coltivate e naturalizzate qua e là


17/20.10 NOCE
Juglans regia

famiglia: Juglandacee
altezza: fino a 15 m
forma: rotondeggiante; tronco robusto e diritto
corteccia: grigio chiaro, screpolata verticalmente con l'età
foglie: caduche; composte imparipennate, con segmenti di dimensioni crescenti verso l'apice
infiorescenze: maschili: ad andamento pendulo; femminili: in amenti pauciflori terminali
frutto: verde ovale sferico, con seme edule (noce), edule
fioritura: aprile-maggio
habitat: coltivato o naturalizzato qua e là sotto i 1200 m

17/20.11 NOCCIOLO
Corylus avellana

famiglia: Corilacee
altezza: fino a 7-8 m
forma: arbustiva, con fusto densamente ramificato fin dalla base
corteccia: bruno ramato, lucida, con lenticelle evidenti nei rami giovani
foglie: caduche; semplici, alterne, con picciolo breve; lamina ellittica o tondeggiante con base cuoriforme
infiorescenze: maschili: in amenti penduli allungati, gialli a maturità; fiori femminili solitari, simili a gemme
frutto: nocciola (edule)
fioritura: marzo-aprile; precede l'emissione delle foglie
habitat: nel sottobosco di foreste di latifoglie e aghifoglie; colonizzatore, si trova anche in altri svariati ambienti (0-1700 m); coltivato per il frutto


17/20.12 ORNIELLO (ORNIO, FRASSINO DA MANNA)
Fraxinus ornus

famiglia: Oleacee
altezza: fino a 20 m
forma: rotondeggiante
corteccia: grigia molto liscia
foglie: con 5-9 foglioline da ovate a lanceolate, chiaramente picciolettate,irregolarmente e finemente dentate
infiorescenze: con 4 petali nastriformi, lunghi 5-6 mm
frutto:di 2-2.5 cm, appuntito o inciso all'apice
fioritura: aprile-maggio
habitat: boschi misti, boscaglie e luoghi rocciosi della regione mediterranea e dell'Europa centro-meridionale

17/20.13 PADO (CILIEGIO A GRAPPOLI)
Prunus padus

famiglia: Rosacee
altezza: fino a 15 m
forma: più spesso arbustiva; quando è arborea, ha chioma espansa e rami anche molto bassi sul tronco
corteccia: scura, con abbondanti lenticelle, si fessura con l'età e tende a sfaldarsi
foglie: caduche; alterne, sottili, picciolate, con lamina ovato-oblunga, acuta all'apice e troncata alla base
infiorescenze: racemi penduli di fiori bianchi e profumati
frutti: drupe in forma di piccole ciliege
fioritura: maggio-giugno
habitat: boschi ripariali nelle regioni settentrionali (0-1900 m)


17/20.14 PIOPPO TREMOLO (TREMOLO)
Populus tremula

famiglia: Salicacee
altezza: fino a 20 m
forma: fusto diritto e slanciato, con numerosi rami addensantisi verso l'alto
corteccia: bianco-grigiastra o giallognola, a lungo liscia
foglie: caduche; da quasi tonde ad ovali, a margine ondulato. Piccioli appiattiti lateralmente, il che consente il tremolio alle lamine fogliari. Foglie dei polloni triangolari-cuoriformi e grigio-pelose; foglie superiori che ben presto diventano glabre.
infiorescenze: amenti unisessuali, lunghi fino a 12 cm
fioritura: marzo-maggio
habitat: radure soleggiate e umide di varie formazioni forestali, specie del piano montano (0-2000 m)


17/20.15 PRUGNOLO (PRUNO SELVATICO, SPINO NERO, STROZZAPRETI)
Prunus spinosa

famiglia: Rosacee
altezza: fino a 4 m
forma: arbusto, forma molti polloni, dando così origine a macchie
corteccia: i giovani rami sono generalmente pelosi
foglie: caduche; piccole, finemente dentate, color verde smorto, glabre sulla pagina superiore
infiorescenze: fiori di 1-1,5 cm, per lo più solitari, su brevi peduncoli glabri di circa 5 mm, ma in folti gruppi sui germogli
frutti: ricoperti di pruina, nerobluastri, di 1,5-2 cm, molto astringenti, eduli
habitat: luoghi aridi, pendìi, macchie, boschi, siepi e lungo le vie

17/20.16 SALICE BIANCO
Salix alba

famiglia: Salicacee
altezza: fino a 30 m
forma: arrotondata, con fusto spesso biforcato già nella parte bassa; molto diffusa anche la forma arbustiva
corteccia: grigio scuro e liscia; si screpola longitudinalmente con gli anni
foglie: caduche; lanceolato-lineari, finemente dentate, appuntite,con riflessi argentati nella pagina inferiore; sono coperte di peli argentei, come i rami e le gemme
infiorescenze: amenti: i mascili densiflori, i femminili più lassi
fioritura: febbraio-aprile
habitat: prevalentemenete lungo i grandi fiumi (0-1200 m)


17/20.16 SALICI PIANGENTI
Salix babylonica

famiglia: Salicacee
altezza: fino a 10 m
forma: caratteristica chioma pendula
corteccia: bruna

foglie: lanceolato-lineari, lungamente acuminate all'apice, portate da un picciolo lungo 3-5 cm
infiorescenze: erette unisessuali portate da individui diversi
fioritura: aprile-maggio
habitat: prevalentemente lungo i fiumi

ibridi: la maggior parte dei salici piangenti impiegati attualmente nel giardinaggio sono frutto di ibridazione tra "S. babylonica" e altri salici


17/20.17 SAMBUCO
Sambucus nigra

famiglia: Caprifoliacee
altezza: fino a 10 m
forma: arbusto grande e molto ramoso o talora piccolo albero
corteccia: grigia, liscia, con lenticelle
foglie: caduche; pennato-composte
infiorescenze: appiattite superiormente, fiori fortemente odorosi color bianco crema
frutti: in infruttescenze spesso pendule, carnosi, di 6-8 mm, generalmente neri, ma talora verdi
fioritura: giugno-luglio
habitat: boschi umidi, siepi, luoghi incolti di tutta l'Europa, spesso coltivato al Sud


17/20.18 SANGUINELLO
Cornus sanguinea

famiglia: Cornacee
altezza: fino a 4 m
forma: arbusto, produce molti polloni
corteccia: rosso scuro
foglie: caduche; opposte, intere, di 4-10 cm, con vistose nervature laterali
ricurve, di color verde pallido, che in autunno diventano rosso-porpora scuro
infiorescenze: numerose, in ombrelle di 4-5 cm di diametro, portate all'estremità dei rami; quattro petali, stretti, molto patenti
frutti:neri lucidi, amari, in dense infruttescenze
habitat:colonizza prati e pascoli abbandonati, specialmente su terreni alcalini e neutri


 

GLOSSARIO


achenio: frutto secco che non si apre a metà per lasciare uscire i semi.

amento: densa spiga, di solito pendula, di piccoli fiori per lo più unisessuati.

aghifoglia: pianta arborea con foglie aghiformi.

biotopo: luogo caratterizzato da condizioni ambientali unitarie e peculiari.

bràttea: piccola struttura fogliacea o squamosa, alla cui ascella è spesso inserito un fiore.

caducifoglia: pianta a foglie che cadono in autunno (cioè a foglie decidue).

ceduo: tipo di bosco che viene tagliato periodicamente, lasciando poi che le ceppaie germoglino.

cenosi: comunità; insieme di popolazioni di specie diverse che vivono in un determinato biotopo.

colonizzatrice: pianta che tende ad occupare suoli liberi da copertura vegetale, iniziando una serie evolutiva spontanea di vegetazione che si concluderà (in assenza di perturbazioni antropiche) dopo un tempo assai variabile, con l'avvento della vegetazione climax.

cono: caratteristico organo, rotondeggiante o allungato, costituito da un asse che porta molte squame sovrapposte ai margini (embriciate), che a maturità portano il polline oppure gli ovuli e poi i semi. detto anche strobilo o, impropriamente, pina o pigna.

corimbo: infiorescenza in cui i singoli fiori sono portati da peduncoli inseriti sull'asse principale a diverse altezze, ma arrivano tutti alla stessa altezza o quasi; l'infiorescenza ha quindi la superficie superiore piana o più o meno convessa.

deciduo: che cade. Le piante caducifoglie, che perdono le foglie in autunno, hanno le foglie decidue.

drupa: frutto carnoso, dotato di nòcciolo racchiudente l'unico seme.

edule: mangereccio.

fustaia: bosco in modo tale che gli alberi risultano nati da seme; il turno di taglio è in generale piuttosto lungo.

imparipennata: foglia pennata composta da un numero pari di foglioline.

lanceolato: a forma di lancia; dotato di punta, con la massima larghezza sotto la metà, e regolarmente restringentesi verso la base

latifoglia: pianta arborea a foglie con lamina espansa, caducifoglia o sempreverde.

lenticella: "poro respiratorio" della corteccia, sugheroso; si può trovare, oltre che sui rami, su alcuni frutti.

mesofila: pianta che manifesta esigenze medie per quanto riguarda i diversi fattori ecologici.

oblanceolato: da ob (capovolto); perciò con la parte più larga vicino all'apice e non, come di solito, alla base.

obovato: vedi oblanceolato.

patente: si dice di organo che diverge considerevolmente da quello su cui è inserito, dirigendosi verso l'esterno; così "rami patenti", ossia rivoti in fuori; "peli patenti", non appressati alla superficie dell'organo che li porta; ecc.

planiziale: aggettivo riferito a piano, pianura.

pennata: si dice di una foglia composta le cui foglioline sono inserite regolarmente da ambo le parti del prolungamento del picciòlo o rachide.

pioniera: pianta che si insedia, per prima o fra le prime, in suoli non ricoperti da vegetazione.

pollone: germoglio che spesso ha origine sotto terra, apparendo sopra il suolo talora ad una certa distanza dal fusto principale.

pruìna: formazione, per lo più di natura cerosa, che può rivestire diverse parti della pianta (per esempio frutti o foglie), dando loro una colorazione più o meno azzurrina.

rachide: prolungamento del picciòlo, portante le foglioline; asse di un cono o di una infiorescenza ad amento o spiga.

ripariale: vivente sulle rive (di un fiume o di un lago).

sàmara: achenio alato.

sempreverde: che rimane verde tutto l'anno; si dice di piante a foglie persistenti, in contrapposto a quelle a foglie caduche (caducifoglie), che le perdono al giungere della cattiva stagione.

sessile: sprovvisto di gambo.

spiga: infiorescenza composta da tanti fiori sessili inseriti su un asse.


I dati sugli ambienti e sugli alberi e il glossario sono stati tratti da:

AA. VV. (curatore: arch. Ettore Vio). La casa rurale nel Veneto, Spinea (VE), Multigraf, 1983.
Brosse, Jacques. Storie e leggende degli alberi, Pordenone, Studio Tesi, 1989.
Carollo, Liverio. Guida escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'Altopiano di Tonezza (Prealpi Vicentine), Seghe di Velo, Club Alpino Italiano, Sez. di Thiene, 1983.
Curti, Luigino e Scortegagna, Silvio. Erbario Vicentino, Padova, Banca Popolare Vicentina, 1992.
Devoto,Giacomo e Oli,Gian Carlo.Dizionario della lingua italiana, Firenze, Le Monnier, aprile 1982 (1^ ed. 1971).
Polunin, Oleg. Guida agli alberi e arbusti d'Europa, Bologna, Zanichelli, 1987 (1^ ed. italiana: 1977).
Sartori, Francesco. Gli alberi, Novara, Istituto Geografico de Agostini, 1986.


Il progettista capogruppo
dott. arch. Nicola Busin


 

COMUNITA' MONTANA ALTO ASTICO E POSINA con sede in ARSIERO - VICENZA -

PROGETTO PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DEI LAGHETTI DI LAGHI E ARSIERO (VI)





PROGRAMMI E NORME TECNICHE RIFERITI ALLE VARIE FASI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO.


Gruppo di progettazione :

Dott. Arch. NICOLA BUSIN progettista capogruppo;
Dott. Arch. SEBASTIANO ZANETELLO progettista ;

Dott.ssa PAOLA KLANTSCHNIK consulente botanico;
Dott. BERNARDINO ZAVAGNIN consulente geologico;
Geom. FRANCO COLMAN topografo.

Studio Architetto Nicola Busin, piazza F. Rossi 35 - 36011 Arsiero -Vi- tel/fax 0445/740369

NORME TECNICHE

- Pavimentazioni dei percorsi:
dovranno essere realizzate con l'uso "terra stabilizzata" composta per ogni 100
kg da 20 kg di pietrischetto pezzatura 12-15 mm, 50 kg di sabbia, 15 kg di limo e 15 kg di
cemento portland 325.


- Pavimentazioni aree attrezzate :
è prevista l'utilizzazione di formelle o mattonelle in calcestruzzo vibrato .


- Pavimentazioni parcheggi:
verranno utilizzate formelle in calcestruzzo forate in modo da fare attecchire il manto erboso.

- Arredamento aree attrezzate:
è prevista l'utilizzazione di panche e tavoli in legno (*) .

- Percorso fitness:
verrà realizzato con attrezzi in legno (*) e pavimentazione in formelle di cemento


- Costruzione muri di contenimento:
i muri di contenimento avranno il paramento esterno piatto in pietrame locale calcareo (sasso
rotto) ; gli interstizi tra sasso e sasso dovranno essere ridotti al minimo e lasciati liberi da malta.


- Costruzione e sistemazione ponti:
saranno realizzati con tipologia ad arco (tipica della zona) e rivestimento esterno in pietrame
locale (come per i muri di contenimento). E' prevista la pavimentazione della uperficie di
calpestio in lastre di pietra.


- Palafitte:
nella parte interrata nel fondo del lago saranno in calcestruzzo; nella parte esterna saranno
costruite in pali di legno (*) impregnati con catrame per la porzione entro l'acqua .

- Pontili:
verranno realizzati in legno (*) con un 1 bordo di 10 cm ai lati per permettere il passaggio di
carrozzelle.


- Staccionate :
anche le staccionate saranno realizzate in legno (*) con forma e dimensione simili a quelle già
recentemente realizzate (vedi progettazione esecutiva dello scrivente studio).


- Bar su palafitte:
verrà costruito in legno (*) con tipologia tradizionale, tetto a capanno con coppi laterizi.

(*) tutto il legno si intende trattato contro la marcescenza e l'attacco di funghi ed
insetti.


Dicembre 1994.


Il progettista capogruppo
Arch. Nicola Busin